Il ruolo degli alberi nella Religione Tradizionale Romana è molto importante. Il paganesimo infatti riconosce l'albero in quanto essere vivente e detentore di un'anima corrispondente ad una sua particolare specie: tutti gli alberi sono quindi degni del rispetto che si deve a qualsiasi essere vivente.
Alcuni alberi poi sono indicati da un "segno sovrannaturale" e per questo oggetto di culto.
Nella tradizione romana spesso Dei o ninfe si manifestavano presso alberi o si trasformavano in alberi: in sostanza il mito esprime l'idea che gli alberi detengano un'anima. In alcuni casi non è la ninfa a dare un'anima all'albero: essa appare come la materializzazione dell'anima dell'albero.
L'identificazione di alcuni alberi con ninfe o altre espressioni divine esprime un'interpretazione della natura (nell'ambito del quale tutto ha un preciso significato) e il rapporto dell'uomo con le varie specie ovvero il giusto modo di entrare in relazione con esse.
Maia - colei che genera
Flora - colei che genera i fiori
Pomona - colei che dà i frutti
Il bosco diviene un luogo sacro. "Sacro" significa "di pertinenza degli Dèi": un bosco sacro è quindi un luogo degli Dèi.
Il più importante bosco sacro della Religione Tradizionale Romana è il Nemus Dianae o semplicemente Nemus. Diana è lo spirito dei boschi selvaggi.
Il termine Nemus indica un bosco sacro inframezzato da radure. Un bosco sacro può, grazie all'intervento di un Pontefice, ospitare un Tempio. Il tempio è uno spazio fisico e metafisico tracciato da un Pontefice con il lituo (sul terreno, nell'aria, nell'acqua) dove un numen può manifestarsi.
Il tempio classico rappresenta con le sue colonne il bosco sacro.
Nella Religione Tradizionale Romana le funzioni avvengono frequentemente all'aperto intorno ad un altare possibilmente nei boschi o in prossimità di alberi.
Gli alberi e le piante si dividono principalmente in piante felices o infelices. Questi termini sono di difficile traduzione poichè non corrispondono all'attuale senso comune e non hanno un'accezione positiva o negativa, beneaugurale o maleaugurale.
Un albero felix è un albero legato ad una divinità supera, mentre un albero infelix è legato ad una divinità infera.
Alcuni alberi poi sono indicati da un "segno sovrannaturale" e per questo oggetto di culto.
Nella tradizione romana spesso Dei o ninfe si manifestavano presso alberi o si trasformavano in alberi: in sostanza il mito esprime l'idea che gli alberi detengano un'anima. In alcuni casi non è la ninfa a dare un'anima all'albero: essa appare come la materializzazione dell'anima dell'albero.
L'identificazione di alcuni alberi con ninfe o altre espressioni divine esprime un'interpretazione della natura (nell'ambito del quale tutto ha un preciso significato) e il rapporto dell'uomo con le varie specie ovvero il giusto modo di entrare in relazione con esse.
Maia - colei che genera
Flora - colei che genera i fiori
Pomona - colei che dà i frutti
Il bosco diviene un luogo sacro. "Sacro" significa "di pertinenza degli Dèi": un bosco sacro è quindi un luogo degli Dèi.
Il più importante bosco sacro della Religione Tradizionale Romana è il Nemus Dianae o semplicemente Nemus. Diana è lo spirito dei boschi selvaggi.
Il termine Nemus indica un bosco sacro inframezzato da radure. Un bosco sacro può, grazie all'intervento di un Pontefice, ospitare un Tempio. Il tempio è uno spazio fisico e metafisico tracciato da un Pontefice con il lituo (sul terreno, nell'aria, nell'acqua) dove un numen può manifestarsi.
Il tempio classico rappresenta con le sue colonne il bosco sacro.
Nella Religione Tradizionale Romana le funzioni avvengono frequentemente all'aperto intorno ad un altare possibilmente nei boschi o in prossimità di alberi.
Gli alberi e le piante si dividono principalmente in piante felices o infelices. Questi termini sono di difficile traduzione poichè non corrispondono all'attuale senso comune e non hanno un'accezione positiva o negativa, beneaugurale o maleaugurale.
Un albero felix è un albero legato ad una divinità supera, mentre un albero infelix è legato ad una divinità infera.
- La quercia: albero felix dedicato a Giove (autorità)
- L'ulivo: albero felix dedicato a Cerere (colei che nutre)
- Il Fico: albero felix dedicato a Marte (il Padre)
Alcune piante ed alberi, proprio per la presenza in loro di un'espressione divina, detengono quindi un nome sacro. ecco alcuni esempi:
- alloro - Dafne (estasi)
- pioppo bianco - Leuke (albero della morte luminosa)
- tiglio - Filiria (divinazione, guarigione)
- pino nero - Pitis (le lacrime)
- noce - Caria (la testa)
- mandorlo - Filiade (le fronde)
- cipresso - Ciparisso (dolore inconsolabile)
- gelso - Piramo e Tisbe (separazione)
- mora - Moron (sventura)
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