La Scienza dei Nomi è uno dei fondamenti principali della Spiritualità Tradizionale Romana. Si tratta di una disciplina molto complessa di cui oggi è rimasto fondamentalmente molto poco, anche perchè è cambiata completamente, rispetto al passato, la forma mentis alla base del linguaggio e dell'alfabeto. Oggi le lettere, i segni, il linguaggio stesso non hanno più alcun valore sacro o simbolico: in passato invece avevano un legame fortissimo con la dimensione religiosa.
Questa Scienza, di cui io stesso posseggo solamente dei modesti rudimenti (sono solo un Cultor e Pater Familias), dovrebbe essere perfettamente padroneggiata da qualsiasi persona che si fa chiamare augur o pontifex. Invece molto spesso mi accorgo che queste persone (sicuramente molto interessanti da un punto di vista folcloristico) non sanno di cosa si stia parlando ed ignorano completamente l'esistenza stessa di questa Disciplina Sacra.
Nella Spiritualità Tradizionale Romana, i nomi, il loro valore, la loro conoscenza e la loro esatta pronuncia sono strumenti essenziali per riconoscere le forze divine e le forze della Natura. La Natura stessa cela dentro di sè un alfabeto, delle lettere, dei segni che devono essere scoperti, studiati, intepretati.
Tutto nell'Universo è vibrazione ed il parlare è una forma di materializzazione di queste vibrazioni. Dai segni scaturiscono i suoni, dai suoni le parole. Queste vibrazioni, suoni, parole, che compongono l'universo ed ogni essere, non sono udibili perchè sono occulte.
Tutto questo implica una forma di conoscenza particolare di qualcosa che normalmente - agli uomini e alle donne profane - rimane per sempre occulto. Per il fatto che queste lettere, questi nomi, questi suoni sono "naturalmente occulti", è importante che, una volta conosciuti non vengano profanati o pronunciati inutilmente perchè possono perdere la loro forza (come nel caso del nome segreto di Roma): i nomi sacri devono pertanto rimanere "segreti". Conoscere un nome sacro di un essere vuol dire conoscere la sua forza e quindi poter operare su di esso anche la pratica dell'evocatio. Per questo tutte le cose dispongono di tre nomi: quello pubblico (impuro), quello magico-rituale (parzialmente puro), quello sacro-segreto (puro).
La pronuncia del nome sacro - del nome vero - è un "suono sottile che genera un essere" non solo nel mondo fisico, ma anche in quello meta-fisico.
La conoscenza dei nomi sacri, veri, occulti, la loro esatta intonazione e pronuncia, non si legano alla sola vibrazione sonora: la parola (Vox) si fonda sul concetto di logos che è anche capacità razionale del pensiero (Mens). Non si tratta quindi di limitarsi a pronunciare un nome sacro con una determinata intonazione di voce, poichè primariamente bisogna disporre della capacità di pronunciare correttamente i nomi sacri nel proprio animo. Questi nomi devono prima di tutto vibrare dentro di noi, altrimenti sono solo rumore.
La capacità dei nomi sacri di generare queste vibrazioni interiori dipende dal fatto che essi "contengono lo stesso significato delle cose che vengono nominate", hanno cioè una forza intrinseca simbolica da cui essi stessi sono scaturiti, rivelano i significati nascosti. Essi non sono mai quindi frutto del caso, non hanno un'articolazione sonora ininfluente sulla realtà.
La combinazione di determinate lettere a formare dei termini precisi, la loro articolazione fonetica, svelano il significato delle forze occulte divine che si materializzano in questi nomi: la struttura sintattica (carmen) di un'invocazione pertanto è una forma di disvelamento della realtà, annuncia la manifestazione di un evento, è una forma di rivelazione.
Il linguaggio sacro contiene dei simboli universali, le lettere divine e della natura, interpreta la realtà, mostra i significati più veri. La Scienza dei Nomi mira quindi a rivelare la realtà vera (non l'apparenza profana) dell'ente nominato, indica le corrispondenze esatte fra il macrocosmo ed il microcosmo. L'uso rituale della Scienza dei Nomi evidenzia le particolari forme che può assumere il Divino: dalla sua perfetta conoscenza deriva l'efficacia stessa del rapporto con il Divino.
La scrittura diventa la cristallizzazione di un sistema di segni a forte valenza simbolica ed oracolare che sono il fondamento stesso (letteratura) della Natura, delle cose Divine e delle cose umane. Tutto questo si riferisce quindi ad un linguaggio che potrebbe definirsi "naturale" perchè intepreta i significati (signa) della Natura e ne svela i ritmi, svelando allo stesso tempo la presenza e la volontà degli Dei e delle Dee.
L'uso corretto dei nomi sacri-veri, la loro pronuncia, la loro trascrizione sono un riflesso dell'armonia cosmica e naturale. Per questo l'augure o il pontefice che padroneggia questa scienza, tramite la divinazione, può svelare ed interpretare il significato dei segni (anche in forma di eventi, numeri, forme geometriche, suoni, simboli astrali, colori, ecc...): da ciò deriva il concetto di nomen-omen. La perfetta capacità espositiva (anche nella dizione e nella lettura a voce alta) è sintomo di ordine derivante dal corretto uso del pensiero e della parola.
Il termine nomen non può essere quindi tradotto, in termini sacri, semplicemente come "nome": esso non si limita ad individuare una cosa. Esso materializza la cosa stessa perchè è il nome che la fa essere ciò che è. Essa è il suo nomen. Dare un nome alle cose (nominatio) significa, in termini sacri, crearle, farle esistere. Questo significa che, per ciò che riguarda gli Dei e le Dee, il nomen è la sostanza, l'essenza del numen. Il nome non indica solo una forza, ma è quella forza rinchiusa in quel nome. Tutto questo è inoltre alla base degli Indigitamenta ovvero la fissazione dei nomi delle Divinità e delle occasioni in cui essi possono essere invocati: questi nomi contengono la potenza della relativa Divinità.
Con il suo nome una Divinità si rivela come reale e diventa visibile, percepibile allo spirito umano. La conoscenza dei nomi Divini, articolata nelle invocazioni e nei carmina, è quindi un potere. In senso esoterico, spirituale e non-profano, chi conosce il vero nome degli Dei e delle Dee, e sa quindi identificarli correttamente, ha il potere di relazionarsi con loro perchè li può invocare con il loro nomi esatti e veri. Questo spiega perchè nella Spiritualità Tradizionale Romana i Cultores e le Cultrices non pregano in senso profano: semplicemente perchè gli Dei e le Dee non ascoltano il rumore (suppliche o preghiere), ma entrano in contatto, vengono da noi. La creazione di questo rapporto genera un "fondamento divino" (fas).
Da questo deriva anche che ciascuno di noi ha un nome sacro che non ha alcuna relazione con il nostro nome profano/pubblico. E' molto difficile che questo nostro nome segreto ci possa essere rivelato: esso spesso rimane in uno stato dormiente e per noi incomprensibile.
La Scienza dei Nomi è quindi la conoscenza delle Parole di Potenza perchè sono parole che creano, che esprimono la dimensione più profonda del Reale.
Da queste brevi e superficiali considerazioni si possono trarre alcune ulteriori considerazioni. Innanzitutto si evidenzia il carattere sacro della lingua latina (lo stesso si può dire della lingua greco-antica così come di tutte le altre lingue antiche). Questo carattere è andato completamente perduto nelle lingue moderne che, anche per questa ragione, sono definite "volgari". Questo spiega perchè il latino sia così difficile da tradurre anche per la mancanza, nelle lingue moderne, di parole dotate di simile potenza simbolica.
Si comprende poi lo stretto legame che esisteva in passato fra il diritto (jus) e la religione così come l'importanza che gli Antichi attribuivano alla ars oratoria.
La Scienza dei Nomi, come presupposto e fondamento della Spiritualità Tradizionale Romana, mette in luce quanto diversa sia la prospettiva del rapporto che i Cultores e le Cultrices possono avere con il Divino rispetto alle forme moderne e profane di religione. Si tratta, giova ancora sottolinearlo, di una vera e propria pratica quotidiana, che non ha mai nulla di devozionale e sentimentale, che può condurre ad un risveglio, ad una differente forma di conoscenza e percezione del Mondo e dell'Universo, alla palingenesi.
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