Gli Dei e le Dee non sono entità personali oggetto di una devozione passionale cui si richiedono favori ed interventi. Sono entità dell'Universo allo stesso modo di tutte le altre entità in cui l'Universo stesso si manifesta e ci appare.
L'Universo si ritrova in tutte le cose: ciò che è in alto è uguale a ciò che è in basso, ciò che è piccolo è uguale a ciò che è grande. Questa affermazione illustra il profondo legame che tiene unite tutte le cose all'interno del Grande Flusso dell'Esistenza.
Ciò significa che l'uomo o la donna che si incamminano lungo la Via del Divino, divenendo pertanto un Cultor ed una Cultrix, diventano consapevoli di queste "continuità".
L'invocatio (forma teurgica della preghiera) è quindi il modo in cui possiamo stabilizzare e sviluppare questa continuità con il Divino. Il Cultor e la Cultrix non invocano una Divinità per chiederne i favori, ma per stabilire una continuità fra la dimensione umana e quella divina. Con l'invocatio risvegliamo in noi stessi una forza tranquilla che si collega, si incontra con quella divina.
La parola invocatio si collega al termine Vox ovvero la materializzazione ed espressione del pensiero (Mens): con una invocatio il pensiero prende quindi forma.
Per questo motivo la Spiritualità Tradizionale Romana è una pratica, più che una religione in senso comune e profano. Il vero Cultor e la vera Cultrix già con il loro agire quotidiano, anche nelle piccole cose, esprimono un'invocatio perchè in loro esiste questa consapevolezza, esiste questo contatto permanente con il Divino. Così si comprende anche perchè il Pontifex e la Pontifica sono letteralmente "coloro che aprono la Via".
"Invocare vuol dire agire, agire vuol dire invocare".
L'invocatio è quindi la conferma della giusta direzione dell'agire umano del Cultor/Cultrix. In questo modo, poichè ci sintonizziamo con gli Dei e le Dee, possiamo metaforicamente percepire l'aiuto delle Forze Divine, semplicemente per il fatto che le rispettive dimensioni (Umana e Divina) sono armonicamente integrate.
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