Quando in un bosco ne percepisci la bellezza e diventi tutt'uno con il bosco, allora, intuitivamente, sei in armonia e in pace con le Dee e con gli Dei. Essi sono parte della nostra vera natura, la nostra Natura Profonda, e quando siamo separati dalla nostra vera natura, viviamo nella paura. Percepire questa normalità vuol dire dare un senso reale al vivere che è insito in tutte le cose.

Intraprendere la Via Romana al Divino significa iniziare un percorso di risveglio: praticando l'attenzione e la consapevolezza continua ci incamminiamo lungo una strada sapendo che ciò che conta è il cammino per sè più che la destinazione.

When you, entering a forest, perceive the beauty of the forest and you feel to be in a complete harmony with it, then, intuitively, you are in peace with the Deities. They are an essential part of our real nature, our Deep Nature, and when we are separated by our real nature we live in the fear. Perceiving such normality means giving a real sense to our lives.

Undertaking the Roman Via to the Deities implies a path to awakening: with the practice of continuing consciousness and awareness we undertake our walking knowing that taking the path is more important than the destination itself
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mercoledì 2 marzo 2011

Riflessioni

In occasione dell'inizio dell'anno sacro secondo il calendario antico di Re Numa, approfitto per riportare alcune mie considerazioni personali.


Oggi ci troviamo a constatare che l’umanità sta vivendo una fase di caos sociale, economico, politico ed ambientale causato da una cultura che, dopo aver svuotato il mondo di ogni contenuto, ha privato l’uomo di qualsiasi senso di responsabilità (spaziale e temporale). Il Divino è stato espulso dalla Natura e dal nostro pianeta e l’uomo è stato assunto a criterio unico di misura di tutte le cose. Siamo consapevoli che Tutto è connesso ed oggi è più che mai necessario tornare ad essere ri-sintonizzati con la Natura, le sue forze e le sue energie. Abbiamo bisogno quindi di riappropriarci degli Dei e delle Dee che sono lo spirito della Terra (il nostro Pianeta) e sono ciò che danno dignità alla realtà che ci circonda: abbiamo bisogno che tornino ad essere visibili agli uomini che desiderano vivere in coscienza e consapevolezza.


Per fare questo si fa riferimento al grande retaggio della Tradizione Romana: essa rappresenta un grande bacino etico e spirituale che può fungere da bussola per ri-orientarci a ricostruire questa sintonia (Pax Deorum) che è andata perduta. Questo retaggio tradizionale, cui viene restituita la sua originaria dignità e valore ripulendolo dai pregiudizi sedimentati dall’ignoranza e dall’antagonismo, è quindi una mappa per non perdere la “Via”, per tornare a vedere e comprendere il Mondo come un insieme di segnali e di valori, una rete di comunicazione. La Religione Tradizionale Romana rappresenta un ritorno a casa, è una Via per un viaggio di ritorno fondato sulla responsabilità verso sé stessi, verso gli altri e verso la Terra.


E’ importante essere consapevoli che il passato non può ritornare nello stesso modo in cui si è manifestato una volta, ma esso può essere ripreso sottoforma di idee e valori: ciò che si è dissolto come civiltà può tornare a vivere come “principio” e “criterio”.


La Religione Tradizionale Romana si fonda essenzialmente sull’etica del limite e del finito naturale. La misura di questo limite è la “morte”. Tutto ciò che vive è destinato a perire, ma, anche se destinato a morire, ciò non significa che non sia degno di vivere. Ogni cosa possiede il suo tempo. E’ indispensabile non perdere quella gioia che la vita ci offre: “carpe diem”. Siamo tenuti quindi a conquistare il nostro tempo per valorizzare la vita per quello che essa essenzialmente è. Bisogna vivere la vita, così come la morte, con dignità essendo sempre consapevoli dei propri limiti.


La Religione Tradizionale Romana si fonda principalmente sull’idea di tolleranza e rifiuta ogni idea di “guerra o scontro di religione” in qualsiasi forma, espressione e manifestazione. Questa tolleranza è la materializzazione del principio di “cosmopolitismo religioso” in base al quale credenti, non credenti o credenti di altre religioni sono riconosciuti nella loro diversità e molteplicità (principio di tolleranza universale): nessuno viene considerato una minaccia al monopolio di una verità assoluta, ma costituiscono tutti una fonte di arricchimento.

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