Quando in un bosco ne percepisci la bellezza e diventi tutt'uno con il bosco, allora, intuitivamente, sei in armonia e in pace con le Dee e con gli Dei. Essi sono parte della nostra vera natura, la nostra Natura Profonda, e quando siamo separati dalla nostra vera natura, viviamo nella paura. Percepire questa normalità vuol dire dare un senso reale al vivere che è insito in tutte le cose.

Intraprendere la Via Romana al Divino significa iniziare un percorso di risveglio: praticando l'attenzione e la consapevolezza continua ci incamminiamo lungo una strada sapendo che ciò che conta è il cammino per sè più che la destinazione.

When you, entering a forest, perceive the beauty of the forest and you feel to be in a complete harmony with it, then, intuitively, you are in peace with the Deities. They are an essential part of our real nature, our Deep Nature, and when we are separated by our real nature we live in the fear. Perceiving such normality means giving a real sense to our lives.

Undertaking the Roman Via to the Deities implies a path to awakening: with the practice of continuing consciousness and awareness we undertake our walking knowing that taking the path is more important than the destination itself
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mercoledì 25 marzo 2020

Minerva, Minerva Medica

In questi giorni così particolari il mio pensiero è stato costantemente rivolto a Minerva, in particolare nella sua declinazione di Minerva Medica. Sarà forse anche una coincidenza il fatto che il 19 marzo cade la festività dei Quinquatria, festività specificatamente dedicata a Minerva.

Minerva è una antica Dea Italica, la cui denominazione tradizionale Menerua già rimanda a Mens ovvero il pensiero e a Metis, secondo la tradizione ellenica.
Menerua è innanzitutto una vir-go ovvero una forza, una potenza femminile libera che non è sottoposta al controllo di niente e di nessuno, domina senza essere dominata. 

Menerua è parte integrante essenziale della Grande Triade Capitolina insieme a Giove e a Giunone. Insieme essi formano un'unica espressione del divino: Giunone è la Natura in quanto Mater-Materia, Giove è Natura in quanto impulso generatore, Minerva è la Mente che controlla tale impulso. Essendo un'unica espressione del Divino, Minerva è anche Padre Generatore, casta, virgo.

Menerua è una potenza divina con una pluralità di funzioni, ma possiede un campo specifico di azione. Il suo campo di azione è caratterizzato dalla presenza della sollertia ovvero l'abilità e l'intelligenza pratica e teorica. Dove c'è quindi sollertia, lì c'è Minerva. Minerva non genera, non feconda: è potenza tecnica del saper fare. Minerva Medica è la ragione, è la scienza della Medicina.

Il suo albero sacro è l'ulivo. Sacro a Minerva è l'olio che alimenta, cura e porta la luce.

Grazie a sua madre - la sposa inghiottita - Minerva è ben dotata di metis.
Essa è coperta di bronzo e porta armi lucenti.
La sua casa è ricoperta di bronzo che abbaglia gli occhi.
Essa ha rinunciato alla passività. ha rinunciato al matrimonio, è virtus alla massima intensità
Essa è prudente come la volpe.
Essa è l'occhio che vede nella notte.
Essa è civetta.
Essa conduce la barca nella notte attraverso le burrasche.
Essa è colpo d'occhio, essa è agguato, essa è imboscata.
Essa è astuzia, doppiezza, strategia.
Essa nasce lanciando un immane grido di guerra.
Essa è voce sonora della tromba.
Essa ha lo sguardo splendente.
Essa regge l'egida forgiata da Metis.
Essa è creatrice dei numeri, essa è l'Uno (I).
Essa è il morso che doma, controlla e guida il cavallo selvaggio: è il freno, è il controllo.
Essa conosce l'Arte e stende la sua mano sul forno.
Essa dirige, corregge la rotta, indirizza lo studio e la ricerca, conduce diritto, prevede e fissa il suo sguardo sull'obiettivo ultimo
Minerva ha la lancia cui si appoggia, con la testa inclinata: essa è in piedi (I), immobile ma con un piede che accenna ad un passo prudente.
"Non è la forza, ma è Minerva che fa saggio/a l'uomo e la donna".



Minerva unigenita, augusta figlia del grande Giove,
divina, dea beata, che susciti la guerra, dall'animo forte,
indicibile, dicibile, di gran nome, che abiti negli antri,
che governi le alture elevate dei gioghi montani
e i monti ombrosi, e rallegri il tuo cuore nelle valli,
godi delle armi, con le follie sconvolgi le anime dei mortali,
fanciulla che estenui, dall'animo che incute terrore,
che hai ucciso la Gorgone, che fuggi i talami, madre felicissima delle arti,
eccitatrice, follia per i malvagi per i buoni saggezza;
sei maschio e femmina, generatrice di guerra, astuzia,
dalle forme svariate, dracena, invasata, splendidamente onorata,
distruttrice dei Giganti Flegrei, guidatrice di cavalli,
Tritogenia, che sciogli dai mali, demone apportatore di vittoria,
giorno e notte, sempre, nelle ore piccole
ascolta me che prego, infondi la pace molto felice
e sazietà e Salute nelle stagioni felici,
Glaucopide, inventrice delle arti, regina molto invocata.


(Adattamento dell'Inno Orfico ad Atena, trad. Lorenzo Valla)