Quando in un bosco ne percepisci la bellezza e diventi tutt'uno con il bosco, allora, intuitivamente, sei in armonia e in pace con le Dee e con gli Dei. Essi sono parte della nostra vera natura, la nostra Natura Profonda, e quando siamo separati dalla nostra vera natura, viviamo nella paura. Percepire questa normalità vuol dire dare un senso reale al vivere che è insito in tutte le cose.

Intraprendere la Via Romana al Divino significa iniziare un percorso di risveglio: praticando l'attenzione e la consapevolezza continua ci incamminiamo lungo una strada sapendo che ciò che conta è il cammino per sè più che la destinazione.

When you, entering a forest, perceive the beauty of the forest and you feel to be in a complete harmony with it, then, intuitively, you are in peace with the Deities. They are an essential part of our real nature, our Deep Nature, and when we are separated by our real nature we live in the fear. Perceiving such normality means giving a real sense to our lives.

Undertaking the Roman Via to the Deities implies a path to awakening: with the practice of continuing consciousness and awareness we undertake our walking knowing that taking the path is more important than the destination itself
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giovedì 22 novembre 2012

Baculum - Fides

One of the symbols characterizing a Cultor and a Cultrix is the baculum, a long wooden stick. It shows to be part of the community of Cultores of the Traditional Roman Religion. As vitis is a symbol of a pater/mater familias, lituus for the augur, the sceptre for the pontifex/pontifica,  baculum is the first  tool-symbol in the hierarchy of the ordo.

Being a long wooden stick, a man or a woman undertaking the Via without a baculum are essentially weak because their walking is lacking a support. 

The term "imbecile" (imbecille in italian) indicates a person without a baculum, unable to stand up both in physical and metaphorical sense. He/she is with no support, an idiot, a weak man/woman.  
Baculum is therefore a support to which one can rely on: it is the symbol of Fides the main support  to safely undertake the Via towards the Virtus. Without Fides one cannot be defined a Cultor/Cultrix  and consequently a good pater/mater familias, an augur, a pontifex... Fides, as well as the baculum is the foundation for our walking along our spiritual path.

It is important to highlight that Fides cannot be translated with the term "Faith" and there is no relation with this profane concept. Fides is something more complex and deeper. Faith in monoteism is a sentimental feeling and a passion expression where rational thought is denied in order to clutch at a revealed truth. Faith is often linked to body humiliations, an inner passivity, soul mortification, lack of rationale: this explains why, in the worst cases, faith in monoteism is a the base of fanaticism.

Fides, on the contrary, is closer to the idea of "Trust", "Reliability", "Confidence". Unfortunately, as in other occasions, we have no words in the modern languages  to correctly describe so complex concepts.

Not accidentally, Fides, in its sacralization, is strctly linked to Mens (Rational Thought). This is to confirm its abyssal distance from the monoteistic and fanatical idea of faith (faith is "blind" like rage and anger).

Fides is the basic principle for the human relations, for the relations between mankind and Deities. It is at the base of the civil life, oaths, obligations and pledges  (Fides preuspposes Dius Fidius) and the Pax Deorum. Fides is therefore a support to give shape to loyalty, fidelity, honor and respect as religious and ethical fondations.Without Fides, there are no reference points, human relations are untrustworthy, relations with Gods/Goddesses are empty. It means that one is relying on Fortune: he/she is living randomly, he/she is a weak and vulnerable  person.

All this explains why in Ancient Rome Fides had one of the oldest and highly considered cult as precondition for civil life.

The idea of Fides can explain also why, as I have already written, a Cultor/Cultrix "doesn't pray" in monosteistic and profane sense. At the base of the relations with the Deities there is no faith, but Fides or reciprocal trust. A Cultor/Cultrix and Deities are linked by a relation inspired by Fides: it means that both parties are trustworthy and capable to give trust. One can give trust only to whom is capable to inspire confidence.

Fides is a pure and upright force. For this reason the Flamines in the rites dedicated to Fides, showed their right hand covered with a white cloth. The right hand is a seat sacred to Fides. One give the right hand to express his fidelity, to make an oath. The right hand is the incarnation of Fides.

The white light in the Full Moon night is dedicated to Fides.

Fot these reasons Fides is a support like a baculum helping us during our walking. along the path A Cultor/Cultrix consequently has no faith: he/she must have no faith, because if he/she loses the contact with Mens, he/she becomes blind losing the state of awareness and awakening.

It is rather necessary to have "Trust", to rely on Fides.

mercoledì 21 novembre 2012

Baculum - Fides

Uno dei simboli che caratterizzano un Cultor o una Culltrix è il baculum, un lungo bastone che appunto indica l'appartenenza alla comunità dei Cultori/Cultrici della Religione Tradizionale Romana. Come il vitis simboleggia lo status di pater/mater familias, il lituus quello di augur, lo scettro quello di pontifex/pontifica, ecc... il baculum è il primo strumento-simbolo nella gerarchia dell'ordo.

Essendo un lungo bastone, un uomo o una donna incamminati nella via senza baculum sono deboli perchè il loro camminare è privo di appoggio.  Dal fatto di essere privo di baculum deriva la parola italiana imbecille ovvero colui che non sta in piedi sia in senso fisico che metaforico, un uomo senza sostegni, senza appoggi: un debole.

Il baculum è quindi un sostegno su cui ci appoggiamo: esso è il simbolo della Fides che è l'appoggio che ci consente di incamminarci con sicurezza sulla Via verso la Virtus. Senza Fides non si può essere un Cultor o una Cultrix e quindi nemmeno un buon pater familias o una buona mater familias: meno che mai un augure o un pontefice... E' la base, il sostegno su cui fondiamo il nostro cammino lungo il nostro percorso spirituale.

E' bene precisare che Fides non corrisponde all'italiano e al profano Fede. E' un concetto molto più profondo e più complesso. La fede del monoteismo è un'espressione sentimentale e passionale in cui si rinnega la ragione per aggrapparsi ad una verità rivelata. La fede presuppone una passività mentale, che è caratteristica dei "poveri di spirito". La fede spesso si connette ad un'umiliazione del corpo, ad una negazione della ragione, una passività interiore e mortificazione dell'animo.

Fides invece è più vicina al concetto di "fiducia", "affidabilità".  Purtroppo, in questo caso come in altri, non abbiamo più le parole per esprimere concetti così complessi.

Non è un caso che Fides, nella sua sacralizzazione, sia strettamente connessa a Mens (il pensiero razionale). Questo conferma la sua distanza abissale dall'idea monoteistica e fanatica di fede (la fede è "cieca" come l'ira ed il furore). 

Fides è il principio dei rapporti fra gli uomini e fra questi e gli Dei/Dee. E' quindi alla base della convivenza civile, dei giuramenti (presuppone Dius Fidius) e della Pax Deorum. Su Fides noi quindi ci appoggiamo per dare forma alla fedeltà, all'onore e al rispetto come basi dell'etica e della religione. Non avere Fides vuol dire non avere più punti di riferimento, indebolire tutti i rapporti fra gli uomini e con gli Dei/Dee, significa affidarsi alla Fortuna, al caso: vuol dire essere deboli, vulnerabili.

Questo spiega perchè Fides deteneva a Roma uno dei culti più antichi, sentiti e rispettati perchè è il presupposto per la vita stessa di una comunità civile.

L'idea di Fides spiega anche perchè, come ho già scritto altrove, il Cultor e la Cultrix non "pregano" nel senso monoteista e profano del termine. Ciò avviene perchè alla base del rapporto con gli Dei/Dee c'è  Fides, non la fede, ovvero la "fiducia" reciproca. Cultori e Dei sono quindi legati da un rapporto ispirato da Fides che significa che entrambi sono degni di fiducia e capaci di dare fiducia: si dà fiducia a chi è affidabile.

Fides è una forza pura e integra. Per questo i Flamines nei riti ad essa dedicati si presentavano con la mano destra avvolta in un panno bianco: la mano destra è infatti una sede consacrata a Fides, la mano destra si porge per esprimere fedeltà. La mano destra è l'incarnazione stessa di Fides.

Le notti di luce bianca generata dalla Luna Piena sono dedicate a Fides.

Per questo ci appoggiamo a Fides come un baculum, come un sostegno per aiutarci nel nostro cammino. Il Cultor e la Cultrix quindi non hanno fede. anzi non devono averla perchè, perdendo il contatto con Mens, significa perdere lo stato di consapevolezza e di risveglio. 

E' necessario invece avere Fiducia.

mercoledì 14 novembre 2012

Feronia

These days are dedicated to Feronia, an Ancient Italic Goddess whose cult was highly felt above all by rural communites. Her cult even survived well behind the cruel imposition of christianity. 

Feronia is a potnia  or a Lady.

Her name derives by ferus whose meaning is wild, not cultivated, not domesticated, rural, pertaining the forests and the wild places. She is "The Lady of the wild animals", "Lady of the Forests", "She brings flowers". Feronia represents the sacralization of anything has not been touched by civilization yet. She is also an agricultural goddess: therefore she is a Dea Inferorum.

Feronia is a Solitary Goddess giving sacred life to the places situated far away from the cities: she protects Nature but for the benefit of men and women, for their feeding and health.

Feronia is associated to Bona Dea and Diana: she is a virgo as well or "not limited by bonds", "completely free".

Feronia is represented with a diadem on her head: she has a woodpecker on the left hand (Picus Feronius), oracular symbol.

All the wild places are sacred to Feronia: in the past she had a lucus near Circeo, another one just few kilometers in the north of Rome (at present still viable: lucus Feroniae) and a small hidden lucus in Rome where the Arvales on december 13th broght their offerings.

To Feronia we can offer products of our garden and new wine in a wood.

Feronia

Questi giorni sono tutti dedicati a Feronia, un'antica Dea Italica il cui culto era molto sentito, riuscendo a sopravvivere ben oltre l'affermazione violenta del cristianesimo.

Feronia è una potnia ovvero una "Signora". Il suo nome deriva da ferus che significa selvatico, non coltivato, non addomesticato, campestre, pertinente alle foreste e ai luoghi selvaggi. E' quindi una "Signora degli animali selvatici", "Signora dei boschi", "portatrice dei fiori".  Feronia rappresenta la sacralizzazione di tutto ciò che non è ancora toccato dalla civiltà. Essa è anche Dea agreste quindi Dea Inferorum.

Feronia è una Dea Solitaria, che vivifica i luoghi distanti dalle città; essa tutela la Natura, ma in funzione degli uomini e delle donne, per la loro alimentazione e salute.

Feronia è associata a Bona Dea e a Diana: anch'essa è una virgo ovvero "non costretta da vincoli", "libera di sè".

Feronia viene rappresentata con un diadema sul capo: essa regge con la mano sinistra un picchio (Picus Feronius), simbolo oracolare.

A Feronia era dedicati tutti i luoghi selvaggi: possedeva un lucus vicino al Circeo, uno a pochi chilometri a nord di Roma (ancor oggi visitabile: il lucus Feroniae) ed un piccolo lucus appartato nel Campo Marzio a Roma dove il 13 dicembre i Fratelli Arvali portavano le loro offerte.

A Feronia in questi giorni possiamo offrire primizie dell'orto e vino nuovo in un bosco.


lunedì 12 novembre 2012

Colere Deos/Deas

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One of the most important term in the Traditional Roman Religion is the verb colere (to cultivate) from which derives the expression: Colere Deos/Deas. It resumes a particular feeling and a way of living still very shared among the modern Cultores. Not accidentally, terms like cultura (culture) and cultus (cult) derive from this verb.

Cultores do not "pray" in conventional terms: Gods/Goddesses must be "cultivated". Colere actually describes also the act of farming, taking care of a field according to the inner Nature’s laws (agri-culture). Cultivating a field and cultivating Gods/Goddesses state an active relation of taking care with a spiritual disposition and concrete actions inspired by the perception of the immutable laws on the Nature and the Universe.

Colere Deos/Deas, Colere Agros describe the same modality to approach the Divine Sphere which coincides with the modality to approach Nature based on “respect” evidencing our limits and our right place in the natural order.

Colere Deos/Deas is firstly a spiritual attitude involving a constant personal commitment through the practice of Virtus and Pietas, fundamental principles to undertake the Roman Via and to maintain its course. This attitude can be materialized in rituals and ceremonies but above all it presupposes the adoption of some basic values. For example Fides, describing the reciprocal religious duties between mankind and Deities and among humans, is embedded in loyalty, honesty, fairness in actions and expressions. Constantia, the coherence and firmness in principles and purposes, appears in everyday life through the firmness and perseverance in behaviours. Gravitas, a peaceful and sound force deriving from personal ethic values, can be manifested by dignity and composure in actions and expressions.

Cultivating plants and cultivating Deities are forms of respecting the natural course, practicing a virtue, a spiritual discipline, an ancient knowledge linked to the Ancestors. Acknowledging the living presence of the Deities in Nature, any action of cultivating represents a way to improve and cultivate the individual material and spiritual life. This explains why any activity related to Earth and Nature (i.e. agriculture itself) is considered sacred because fundamentally seen as a rite.

As a good farmer, a modern Cultor, as in the past, practices a conscious attention towards signs and signals coming from Gods/Goddess also as energies of Nature: he/she makes all considered necessary to live in harmony with those energies and forces giving life to reality (Pax Deorum).

Religion and agriculture are thus very similar spheres because both dimensions imply a (re)connection with Nature, her energies, time and rhythms where physical and spiritual elements are (re)joined together.

This living flow is sacralised in several Divine expressions as manifestations of rhythms of life, signs and values coming from a living environment speaking not only a biological and physical language but also a spiritual one.

Today the concept of Colere Deos/Deas is likely to have therefore greater importance: it implies, among others, an opportunity to understand again the language of Nature and the Universe to communicate again with our Mother Earth.

This sound feeling in honouring Nature as expression and manifestation of honouring Deities was broken down by Christianity: according to Augustine of Hippo, Nature is “massa diaboli et perditionis”. Such a view is at the base of the modern de-sacralization of Nature seen as object, a dis-organic mass of inert matter, to be manipulated by science and technology.[1]

As consequence of this, agriculture for example today is a totally de-sacralized activity, just a profane act based only on land exploitation for economic goals. Deprived of its religious meaning, agriculture is often a highly polluting non-sense job: the same can be evidenced in all the human activities deprived of this sacred dimension. Anything is thus polluted at environmental, health and psychological level.

Colere Deos/Deas describes therefore a “rejoining path”, a Via to become again in harmony with the Earth and Nature which today are likely to be completely separated from us by a high wall only partially solved by the illusion of science and technology. When one can feel to be again integral part of the Nature, with no claims to dominate her and consequently to dominate Deities, this wall will disappear and the Nature and the reality around us won’t be no longer sources of anxiety, fear and anger.




[1] Sermonti G. (1982), “L’anima scientifica”, La Finestra, Rome.

Colere Deos/Deas

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Una delle parole più importanti della Religione Tradizionale Romana è certamente il verbo colo (inf. colere) da cui deriva l’esspresione: Colere Deos/Deas. Questa espressione sintetizza un particolare modo di sentire e di vivere, che è ancora molto presente fra i Cultores contemporanei, e descrive la caratteristica di colui/colei dotato di virtus e pietas.

Coltivare gli Dei/Dee è un’opera che richiede un impegno personale costante ed una forza tranquilla: lo strumento principale per alimentare questa forza tranquilla è la pratica della Virtus che è il principio fondamentale per intraprendere la Via e mantenersi sul suo percorso. Una disposizione adeguata dello spirito quindi, che si materializza in riti, cerimoniali ma soprattutto in alcuni valori fondamentali. Innanzitutto la Fides che descrive la reciproca obbligazione religiosa e morale tra l'umanità ed il Divino, e fra tutti gli uomini. La Fides si esprime nella lealtà, fedeltà, onestà negli atti e nelle parole, nella vita pubblica e privata, nella reciproca fiducia e sicurezza. Vi è poi la Constantia ovvero assoluta coerenza e saldezza di principi e propositi. Essa traspare nella quotidianità per mezzo della fermezza e la perseveranza negli atteggiamenti. Quindi deve essere segnalata la Gravitas, una forza tranquilla e sicura di coscienza del proprio valore morale. Si manifesta nella dignitosa compostezza degli atti e delle parole.

E’ importante evidenziare che il verbo colere descrive anche l’atto della coltivazione della Terra, avere cura della coltivazione, seguendo le leggi più intime della Natura. Coltivare la terra e coltivare gli Dei/Dee esprime quindi un rapporto attivo di cura, di opera, di attività basato sulla percezione di leggi immutabili della Natura e dell’Universo di cui fa parte anche l’uomo e la donna, la famiglia, la comunità e lo Stato.

Coltivare le piante nel rispetto delle leggi Naturali e coltivare gli Dei/Dee, come fa il buon contadino, significa esercitare in primo luogo la Virtù, una disciplina dello spirito, la pratica e l’esercizio di un sapere antico che rimanda agli Antenati (mos maiorum). Riconoscendo la presenza del Divino nella Natura, nelle piante e nella pratica della coltivazione e considerando l’agricoltura stessa come dono divino, si riconosce un modo di “coltivare” la vita stessa.

Per questo motivo, come il buon contadino, il Cultor, oggi come in passato, compie tutti quegli atti destinati a vivere in armonia con quelle forze ed energie che riempiono la realtà. “Coltivare gli Dei/Dee”, con gli strumenti della Pietas e della Virtus, significa incamminarsi sulla Via Romana diretta a conseguire la Pax Deorum. Colere Deos/Deas e Colere Agros consentono quindi di realizzare un uomo e una donna con salde radici nella propria terra e nel proprio spirito, nello Spazio e nel Tempo.

Questo approccio spirituale spiega ad esempio perché il lavoro agricolo debba essere considerato un'attività sacra perché è un rito rivelato dal Divino tramite un mito. Lo scopo dell’agricoltura, così come della pratica religiosa, non è quello di ottenere qualcosa, nel senso profano del termine, ma giungere al perfezionamento dell’essere umano perché si mira a nutrire il corpo e lo spirito come entità che si fondono in ciascun individuo. Riallacciarsi agli Dei/Dee è quindi anche sinonimo di riallacciarsi alla Natura, alle sue Energie, ai suoi tempi e ai suoi ritmi: la vita diventa più semplice (sin-plex: senza piega), più “naturale” e quindi più frugale perché la parte fisica e quella spirituale si ricongiungono in pace ed in armonia.

Colere Deos/Deas, Colere Agros quindi descrivono lo stesso concetto: una modalità di approcciarsi al Divino che coincide con quello di approcciarsi alla Terra e alla Natura sulla base, in entrambi i casi, del “rispetto”, della percezione del “limite” ad indicare il nostro giusto posto nell’ordine delle cose.

Non casualmente. da questo verbo derivano quindi i termini cultura e cultus: sono proprio i termini cultus e Cultor che descrivono l’attenzione nei confronti dei segni e delle voci che provengono dagli Dèi, in primo luogo come energie vivificanti la Realtà e la Natura, ma anche come componenti intrinseche dell’essere civis perno centrale della civica, della comunità e dello jus civile.

La percezione di questo flusso vivificante trova molteplici espressioni divine che diventano espressioni sacralizzate di un ritmo vivente, di segni, segnali e valori di una rete in comunicazione continua che parla con un linguaggio biologico e fisico ma anche meta-fisico.

Per questo il concetto di Colere Deos/Deas è oggi un principio religioso di grande importanza perché significa anche tornare a capire il linguaggio della Natura, del Mondo, dell’universo: vuol dire ricreare un linguaggio che permetta di tornare a comunicare con la Terra.


Questo forte legame fra il rendere onore alla Natura come espressione del rendere onore al Divino venne spezzato con il cristianesimo: Agostino definisce la natura “massa diaboli et perditionis” e tale concezione alla base della laicizzazione moderna della natura (1). Tale visione è alla base della moderna de-sacralizzazione della Natura che viene vista solo come oggetto, una massa disorganica di materia inerte, che può essere manipolata dalla scienza e dalla tecnologia.

Senza il suo significato religioso, lo stesso lavoro agricolo diventa profano, squallido e privo di senso e lo stesso accade per tutte le attività umane che vengono svuotate di questo contenuto sacro. Gli effetti di questa privazione li vediamo tutti i giorni sia a livello ambientale che a livello della qualità della salute fisica e psichica dell’umanità.

Coltivare gli Dei/Dee è quindi un percorso di ricongiungimento, una Via, per tornare ad essere una cosa sola con la realtà, la Terra, la Natura che oggi appaiono totalmente separate da noi da un muro insormontabile solo apparentemente risolto con l’illusione della scienza e della tecnologia. Quando si torna ad essere parte della Natura, senza la pretesa di dominarla quindi senza la pretesa di dominare gli Dei/Dee, allora la realtà e la Natura cessano di diventare una fonte di ansia, di paura e di preoccupazione.

(1)
-->Sermonti G. (1982), “L’anima scientifica”, La Finestra, Rome

venerdì 9 novembre 2012

The Olive Tree

In this period, in many areas around the Mediterranean Sea many people are involved in olive harvesting. For this reason I have decided to dedicate this post to a tree having a very important role in the Traditional Roman Religion: the Olive Tree.
 
I would like to highlight that when I talk about trees, in this case as in other occasions, I do not want to make historical or cultural anthropological considerations but rather to provide some reflections about a way, in my opinion, to consider the trees for a modern Cultor/Cultrix as Deities' living manifestations.

Today, as in the past, olive and oil are fundamental components in the Mediterranean diet and the Mediterranean landascape itself cannot be imagined without olive trees. Quite commonly we in Italy eat olives (in various modalities and dishes) and we always make common use of oil whose benefits for health have been confirmed also by science.

The olive tree is a "cosmic tree" by definition: it is the "Tree of Life".

Oil is a sacred food; so sacred to be used to "consacrate".

The olive tree is sacred to Minerva. I think that the link between this tree and Minerva can be explained by the fact that in the past oil was used also for fuelling lanterns. Oil is thus a "light-maker". Minerva is the sacralization of the "Light of Reason": so oil symbolically fuels this light.

The olive tree is sacred also to Ceres because is a tree providing food to mankind.

Wood from olive tree is one of the main material to create sacred symbolic imagines. Cutting or burning an olive tree with no reason is considered an insult to all Gods/Goddesses in particular to Minerva and Ceres.
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After the oil harvest in mid-november we use. to celebrate the new oil, to have a dinner with family members and friends based mainly on oil. Oil is used on slices of garlic bread, to dress beans, onions and chickpeas.



giovedì 8 novembre 2012

L'ulivo

In questo periodo dell'anno nei Paesi del Mediterraneo ci si dedica alla raccolta delle olive. Per questo motivo dedico allora questo post ad un albero che detiene un ruolo molto importante nella Religione Tradizionale Romana: l'Ulivo.

Ci tengo a precisare che quando parlo di alberi, in questo caso come in altri post, non lo faccio con riferimento a criteri storici relativi alla Cultura Romana nè tantomeno a criteri di antropologia culturale. Quello che intendo fare è semplicemente fornire una prospettiva secondo la quale, a mio parere, un Cultor o una Cultrix dovrebbero considerare oggi gli alberi come manifestazione vivente ed attuale del Divino. 

Oggi, come in passato, non esiste frutto più utile dell'oliva e non possiamo immaginare il paesaggio mediterraneo senza gli ulivi. Le olive vengono normalmente consumate come alimento, ma l'olio in particolare è alla base della nostra dieta quotidiana i cui benefici per la salute sono oggi convalidati dalla scienza. 

L'ulivo è un albero cosmico per definizione: è "Albero di Vita".

L'olio è un alimento sacro: talmente sacro da essere utilizzato per "consacrare" (consegnare agli Dei/Dee).

L'ulivo è un albero sacro in primo luogo a Minerva. Si può pensare che il collegamento fra l'ulivo e Minerva sia dovuto al fatto che l'olio anticamente veniva usato per alimentare le lanterne: l'olio quindi è "apportatore di luce". Poichè Minerva simbolegga la Luce della Ragione, l'olio viene collegato a questa Dea come la civetta che può vedere nelle tenebre.

L'ulivo è anche consacrato a Cerere perchè è un albero che fornisce alimento agli uomini.

Il legno d'ulivo è il materiale principale per realizzare immagini simboliche divine. Abbattere o bruciare un ulivo senza necessità è un'offesa a tutti gli Dei e a tutte le Dee in particolare Minerva e Cerere.
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Dopo la roccolta delle olive verso la metà di Novembre, di solito organizziamo una cena con tutta la famiglia e gli amici per celebrare l'Olio Nuovo. Questa cena viene fatta a base di pane aglio e olio: l'olio viene usato per condire piatti di legumi (fagioli, ceci, lenticchie) e cipolle. 

lunedì 5 novembre 2012

November

November, whose name derives from the fact that it was the 9th month in the ancient calendar beginning in March, represents a period of "Interiority". 
November is focused on the flow of the natural energy returning back underground during winter. This period is dedicated to Infernal underground Gods (Inferi) from who derives the energy for the creatures on the surface.

November is thus dedicated to Pluto (Underground Jupiter) whose name means "extremely rich", and to Proserpina (the Girl walking like snakes). Pluto represents the deep, Proserpina the vital force nourishing life in spring.

Black animals, cypress and narcissus are sacred to Pluto. He may be evoked beating the hands on the ground.

Pomegranate tree and poppy are sacred to Proserpina who protects also funerals.

Novembre

Il mese di Novembre, così denominato perchè era il nono mese dell'anno antico che iniziava a Marzo, rappresenta il periodo dell'"Interiorità". 
Novembre è focalizzato sul flusso dell'Energia Vegetativa e Vitale che rientra nella Terra  durante tutto il corso dell'inverno. E' un periodo dedicato alle divinità sotterranee (Inferi) da cui deriva l'abbondanza della vita sulla superficie della Terra.

Novembre è dedicato pertanto a Plutone (Giove Infero) che significa "Ricchissimo", il "Dovizioso" e a Proserpina ("La Fanciulla che procede come i Serpenti"). 
 
Plutone rappresenta la profondità, Proserpina la forza vitale che alimenterà la vita in primavera.

A Plutone sono sacri tutti gli animali neri, il cipresso ed il narciso. Viene invocato battendo le mani per terra.

A Proserpina sono sacri il melograno ed il papavero. I funerali sono sottoposti alla sua protezione.