Quando in un bosco ne percepisci la bellezza e diventi tutt'uno con il bosco, allora, intuitivamente, sei in armonia e in pace con le Dee e con gli Dei. Essi sono parte della nostra vera natura, la nostra Natura Profonda, e quando siamo separati dalla nostra vera natura, viviamo nella paura. Percepire questa normalità vuol dire dare un senso reale al vivere che è insito in tutte le cose.

Intraprendere la Via Romana al Divino significa iniziare un percorso di risveglio: praticando l'attenzione e la consapevolezza continua ci incamminiamo lungo una strada sapendo che ciò che conta è il cammino per sè più che la destinazione.

When you, entering a forest, perceive the beauty of the forest and you feel to be in a complete harmony with it, then, intuitively, you are in peace with the Deities. They are an essential part of our real nature, our Deep Nature, and when we are separated by our real nature we live in the fear. Perceiving such normality means giving a real sense to our lives.

Undertaking the Roman Via to the Deities implies a path to awakening: with the practice of continuing consciousness and awareness we undertake our walking knowing that taking the path is more important than the destination itself
.

giovedì 23 marzo 2017

DIS MANIBVS




Parva petunt Manes: pietas pro divite grata est 
munere; non avidos Styx habet ima deos. 
Tegula porrectis satis est velata coronis 
et sparsae fruges parcaque mica salis, 
inque mero mollita Ceres violaeque solutae: 
haec habeat media testa relicta via. 
Nec maiora veto, sed et his placabilis umbra est: 
adde preces positis et sua verba focis. 


I Mani chiedono poche cose: gradiscono l'affetto come ricco 
dono: il profondo Averno non ha dei numi ingordi. 
Basta coprir la lastra con l'offerta di corone; basta 
che si sparga del grano con un poco di sale; 
e pane che s'inzuppi nel vino e viole disciolte, 
che siano dentro un coccio lasciato nella strada. 
Non vieto maggiori doni, ma bastano quelli per i morti: 
si offrano, oltre il sepolcro, preghiere e parole di rito appropriate. 



The Manes ask but little :
they value piety more than a costly gift : no greedy
Gods are they who in the world below do haunt the
banks of Styx. A tile wreathed with votive garlands,
a sprinkling of corn, a few grains of salt, bread soaked
in wine, and some loose violets, these are offerings
enough: set these on a potsherd and leave it in the
middle of the road. Not that I forbid larger offerings,
but even these suffice to appease the shades : add
prayers and the appropriate words at the hearths set
up for the purpose.

martedì 14 marzo 2017

Vertumnus


The beginning of spring marks the opening of a period of "transformation" in which Nature, undertakes a period of change due to the restart of natural cycles. Humankind, being part of the Nature (or at least those who still consider themselves part of the Nature), undertakes similar deep changes.
 
This is therefore a period highly characterized by the presence of Vertumnus.

Vertumnus, a God with perhaps Etruscan or Sabine origin, is the sacralization of metamorphosis, transformation, perpetual change, in the broadest meaning and sense, due to the relentless flow of natural cycles and Time.

Vertumnus is the vertere in the most sacred and profound meaning. Wherever there is uncertainty, there is Vertumnus. Con-vert-ing, turn-ing, the hope that the fate turns in our favor, imply the presence of this God. The camouflage, the illusion, the transformation, the disguise, the mutation are the dimensions where Vertumnus operates.

In the Traditional Roman Spirituality, Gods and Goddesses usually have a non-unique, non-univocal  identity that, being distributed on a myriad of aspects, features and details related along a network of signs and symbols, it is always difficult to understand, identify, interpret. These fragmented aspects are combined and recombined: each of these combinations can potentially end in the identity of a God or a Goddess. Gods and Goddesses are not manifested in a vulgar and profane sense; they may be perceived, they may be understood within their "spheres of action and competence (officium)" which exert their power. This is a problematic task when discussing about a Deity who, by his nature, shows a rather changeable, elusive, fluid identity, just because representing the sacred nature of the transformation. Vertere is the focal attribute of Vertumnus and in this dimension he expresses his vis. In this case, the name of the God reassumes his identity. The meaning of the nomen of Vertumnus outlines the sphere of the action of this God.
Vertere is not only metamorphosis, but also "doubling" (Vertumni as plural), "reversal", "subversion": what is white becomes black and vice versa, what is male becomes female and vice versa, the sudden change of fate (pollice verso). If the vertere can be found in the prefix of the name of God (Vert), more implications are in the second part of his name that can refer to amnis (tide), annus (year) and omnia (all).
In this case Vertumnus can reverse the flowing of the events, change the course of the time, modify and transform all and modify and transform himself in all.
These characteristics of Vertumnus (his sphere of action) are therefore evidenced in this period of the year. We are in a phase of change of the seasons (anniversarius): Vertumnus operates in the transformations we see in plants, trees and herbs (this explains also his links  with Pomona), as well as in animals, clearly passing from a phase to another. Changes in colors, in flavors,in odors, in sounds: this is why we offer the first fruits in spring to Vertumnus.
It is important not to forget that the continuous mutation and transformation sacralized by Vertumnus also affect the entire universe as well as the human body, temperament, behavior and the same human society as a whole.
 

Vertumnus

L'inizio della primavera segna l'apertura di un periodo di "trasformazione" in cui la Natura, e noi con essa, affrontiamo una fase di cambiamento dovuta al riavvio di cicli naturali. 
Questo è quindi un periodo fortemente caratterizzato dalla presenza di Vertumnus

Vertumnus, divinità forse di origine etrusca o sabina, è la sacralizzazione della metamorfosi, della trasformazione, del cambiamento perpetuo, nella forma più ampia, dovuti all'inarrestabile fluire dei cicli naturali e del Tempo.

Vertumnus è il Dio del vertere nel senso più sacro e profondo. Ovunque ci sia incertezza, là c'è Vertumnus. Il convertire, il rivoltare, lo sperare che il destino "volga" a nostro favore, implica la presenza del Dio. Il camuffamento, l'illusione, la trasformazione, il travestimento, la mutazione sono gli spazi di Vertumnus.

Tutti gli Dei e le Dee della Spiritualità Tradizionale Romana sono dotati di un'identità non-univoca che, in quanto distribuita su una miriade di aspetti e dettagli interrelati e lungo una rete di segni e simboli, è sempre di difficile comprensione, identificazione, interpretazione, decifrazione. Questi aspetti frantumati si combinano e ricombinano: ciascuna di queste combinazioni può concludersi potenzialmente nell'identità di un Dio o di una Dea. Gli Dei e le Dee non si manifestano, in senso volgare e profano, ma si percepiscono, si afferrano all'interno di una loro "sfera di azione e di competenza (officium)" dove esplicano un loro potere. Questo è particolarmente problematico quando si riflette su una Divinità che per sua natura non può che avere un'identità fluida, mutevole, inafferrabile proprio perchè è la sacralizzazione della trasformazione. Il vertere è di pertinenza di Vertumnus ed è in questa dimensione che si esplica la sua vis. In questo caso è il nome del Dio che riassume la sua identità. Il significato del nomen di Vertumnus definisce la sfera di competenza di questo Dio.

Vertere non è solo metamorfosi, ma è anche "sdoppiamento" (Vertumni al plurale), "rovesciamento", "stravolgimento": ciò che è bianco diventa nero e viceversa, ciò che è maschile diventa femminile e viceversa, cambiamento improvviso della sorte (pollice verso). Se il vertere si ritrova nel prefisso del nome del Dio (vert-), ulteriori implicazioni si trovano nella seconda parte del suo nome che si possono riferire ad amnis (corrente), annus (anno) e omnia (tutto).

In questo caso si evidenzia come Vertumnus può invertire il fluire della corrente degli eventi, mutare il corso del tempo, modificare tutto e trasformarsi in tutto.

Queste caratteristiche del Dio (la sua sfera di azione) quindi si evidenziano proprio in questo momento dell'anno. Ci troviamo in una fase di mutamento delle stagioni (anniversarius): Vertumnus opera nelle trasformazioni che vediamo nelle piante (da qui anche il suo collegamento con Pomona) che passano chiaramente da uno stadio all'altro. Mutano i colori, mutano i sapori, mutano i suoni: per questo si offrono i primi frutti e le primizie della primavera a Vertumnus.

Ma non bisogna dimenticare che la mutazione e la trasformazione continue sacralizzate da Vertumnus interessano anche l'intero universo, il corpo, carattere, comportamento umano e la stessa società umana nel suo complesso.