"(…)
questi uomini vestiti di nero, che mangiano come degli elefanti, che stancano,
per l’abbondanza delle coppe che tracannano, coloro che versano loro da bere:
essi, che nascondono questi eccessi sotto un pallore che si procurano
artificialmente (…), corrono contro tutti i luoghi sacri urlando e portando
legna, pietre e ferro. E quelli che non ne hanno si servono delle mani e dei
piedi. E poi i tetti vengono tirati giù, i muri diroccati, le statue abbattute,
gli altari rovesciati, i sacerdoti costretti a tacere o morire. Distrutto un edificio
si corre ad un secondo e poi ad un terzo e i trofei si aggiungono ai trofei
contro ogni legge.
Tutte
queste violenze si osano in città ma soprattutto nei villaggi. Questa gente in
gran numero attacca ogni luogo. Dopo aver causato separatamente mille danni, si
riuniscono e l’un l’altro si chiedono conto delle imprese: essi ritengono una
vergogna non aver commesso le più infamanti ingiustizie. Vanno all’assalto dei
villaggi come torrenti devastando i campi, le case degli innocenti accecando,
abbattendo, uccidendo.
(…)
dicono di combattere per il loro dio, per la fede, ma questa guerra è solo un
mezzo per impadronirsi di enormi ricchezze, per rubare gli averi degli
infelici. Essi vivono grazie al male provocato agli altri.
Questa
è gente che non esita davanti a niente. La distruzione che portano è frutto
della loro avidità, della loro violenza e furia cieca.
Ecco
un esempio. Nella città di Berea c’era una stata di bronzo di Asclepio, una
statua in cui l’arte imitava massimamente la natura: era così bella che chi la
vedeva una volta desiderava torna a vederla di nuovo. Questa statua, questa
opera d’arte, questo capolavoro, eseguita con tanta fatica, opera di un genio
illustre, opera di Fidia, è stata fatta a pezzi e distrutta. Molte mani si sono
divise l’opera di Fidia. Per quale motivo?"
Libanio "In Difesa dei Templi"
Nessun commento:
Posta un commento