Nella Religione Tradizionale Romana, anche secondo le circostanze, alcune invocazioni vengono effettuate a voce alta, altre vengono sussurrate o mormorate, altre ancora vengono solo "pensate".In altri casi c'è un alternarsi fra parole sussurrate ed altre solo pensate.
Questo fatto ci porta ad effettuare qualche breve considerazione sulla differenza e significato di "Mens" e di "Vox". Da un punto di vista religioso, Mens non può essere tradotto con Mente quanto con Pensiero. Allo stesso modo Vox non corrisponde al termine Voce quanto a Parola.
Questa precisazione evidenzia la volgarizzazione, banalizzazione e profanazione di termini sacri il cui significato moderno sconvolge totalmente il loro senso originario.
Quale è quindi il senso di ciò che è solo tacitamente pensato e ciò che viene esplicitamente detto?
Bisogna considerare che fra Mens e Vox esiste sempre una relazione costante: nessuna forma può totalmente prevalere sull'altra anche se Mens detiene sempre un valore maggiore. Si procede quindi dal Pensiero (ciò che non è Manifesto - Coscienza) fino alla Parola esplicita e a questa segue, in un livello più basso, la parola scritta. Per questo motivo, ciò che era considerato massimamente sacro (ad es. il nome segreto di Roma) non poteva essere scritto anche perchè ciò che è scritto più facilmente può essere "profanato": sempre nell'esempio del nome segreto di Roma, una sua diffusione avrebbe potuto portare ad una evocatio dell'Urbe ovvero ad una rimozione del suo Spirito Divino.
Rivolgersi al Divino tramite Mens (pensiero inespresso verbalmente o parole mormorate e sussurate) implica una relazione molto profonda: in particolare l'Animo deve essere Casto ovvero Puro cui deve corrispondere una purezza del Corpo. Da ciò deriva l'espressione mens sana in corpore sano che non prefigura una sanità intellettiva, psicologica e fisica, ma una purezza dell'Animo (Pensiero) e del Corpo (materia) come entità distinte ma interrelate.
Anche in questo caso è da sottolineare la volgarizzazione, banalizzazione e profanazione di una espressione che in sè sintetizza un concetto molto più profondo di quanto si possa immaginare.
Caste iubet lex adire ad deos, animo videlicet in quo sunt omnia; nec
tollit castimoniam corporis, sed hoc oportet intellegi, quom multum
animus corpori praestet, observeturque ut casto corpore adeatur, multo
esse in animis id servandum magis. Nam illud vel aspersione aquae vel
dierum numero tollitur, animi labes nec diuturnitate evanescere nec
amnibus ullis elui potest.
Cicerone De legibus 2,24
"La legge ordina di accostarsi con purezza agli dèi, purezza d'animo
naturalmente, poiché in essa tutto è compreso; non esclude però la
purezza del corpo, ma occorre che si capisca questo, cioè che, essendo
l'anima considerata superiore al corpo, se ci si deve presentare con
purezza di corpo, questo principio sarebbe molto più necessario
osservarlo nell'anima. Quello infatti può essere purificato o con
lustrazioni o col trascorrere di un certo numero di giorni; ma la
macchia dell'anima non può né svanire col tempo né detergersi con l'
acqua di un fiume."
Tutte le varie espressioni di invocazioni verbali (carmina, precatio, uotum, gratulatio, ecc...) possono presentare variazioni di intesità della Parola proprio per sottolineare questo rapporto fra Vox e Mens nell'intenzione dell'officiante così come modalità diverse mediante le quali l'invocazione ed il sacrificio stesso (con i suoi riti) sono trasportati presso il Divino.
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