Molti riti nell'antica Religione Romana prevedevano lo svolgimento di Ludi ovvero di giochi o attività sportive. Queste attività, pur avendo un carattere certemente agonistico, detenevano una valenza spiccatamente "sacra". Pertanto i giochi e le attività sportive avevano a pieno titolo il carattere di Res Divinae. Solitamente un àgape, accompagnata da una invitatione daemonum, chiudeva i Ludi.
I Ludi si svolgevano solitamente nei circhi dove molto forte era la presenza della numerologia e la simbologia sacra. Tre erano le mete (ternae summitates metarum) e tre erano le are presenti (Grande Triade). Cinque erano gli spatia. Dodici il numero delle porte da cui uscivano i carri. Sette il numero dei Ludi Annuali. sette il numero dei giri che componeva una gara completa, sette il numero delle uova, tritoni o delfini che segnavano i sette curricula. L'uovo rappresentava la materia generatrice e la "potenzialità" mentre il delfino ed il tritone rimandavano a Nettuno, la forza fecondatrice delle acque.
I Ludi pertanto si riempivano di forza ed energia "magica" e per questo venivano svolti preceduti da grandi sacrifici e con l'invocazione di potenti forze divine: ed è per questo che venivano svolti dei Ludi in momenti di grande pericolo per la comunità.
La corsa dei cavalli, in particolare, rievocava lo slancio e la potenza della forza generatrice cosmica: anche in questo si può notare l'importanza dell'October Equus, il sacrificio del cavallo consacrato a Marte.
La presenza di specifici colori aggiungeva maggiore potere magico ai Ludi: il Bianco (potenza ctonio-lunare) ed il Rosso (potenza uranico-solare).
Ciascuna meta sudans era considerata "viva" e ogni altare didicato al Dio Consus era il punto agonale di forze infere: la presenza di altari agli Dei/Dee Celesti garantiva però la presenza del principio uranico. Per questo il Circo diventava un Daemonum Concilium ovvero catalizzatore di Dei/Dee (con appositi spazi lasciati vuoti per essi).
In realtà quindi allo svolgimento di attività sportive o di giochi anche cruenti (munera) si sovrapponeva una grande evocazione sacra e magica. La Vittoria era quella non tanto degli atleti, ma delle forze Uraniche su quelle Infere. Nel corteo di apertura dei giochi (pompa) venivano fatti sfilare sui carri sacri (tensae) i simboli (exuviae) delle grandi divinità che garantivano la Pax Deorum primi fra tutti quelli di Giove ottimo Massimo (la folgore, lo scettro sormontato dall'aquila, la corona d'oro).
Tutti i Ludi erano poi consacrati alla Dea Victoria ovvero la sacralizzazione della Forza Trionfale.
Questo significato sacro dei giochi e delle attività sportive è oggi andato del tutto perduto sull'onda della completa dissacrazione di ogni attività umana e naturale. Avere una cognizione sia pur minima di questo senso e significato può aiutare a comprendere in primo luogo la complessa simbologia di queste manifestazioni e dei luoghi che un tempo ospitavano i Ludi. Nello stesso tempo ci può aiutare a vedere con altri occhi queste particolari espressioni dell'agire umano e, ove possibile, ad integrare i nostri riti con piccoli Ludi rispettandone il senso più vero ed il significato più profondo.
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