I riti ed i rituali pongono molti problemi nelle religioni che si ispirano ad una tradizione antica: soprattutto problemi di "senso" poichè in questo caso si tratta proprio di definire ed afferrare il significato di funzioni che si rifanno a valori di un altro Tempo. Questa problematicità deriva in prima istanza dal fatto che noi viviamo il nostro tempo che è non solo cronologicamente, ma anche concettualmente molto distante da quello in cui questi riti furono pensati, vissuti e praticati nella quotidianità.
Vi è certamente una prima problematicità di tipo pratico: per noi oggi è difficilmente immaginabile praticare materialmente un rito relativamente semplice come il "sacrificio" nella sua forma originaria non solo in termini pratici, ma anche sacrali perchè con molta fatica possiamo concepire il senso profondo di questo rito. Se è difficilissimo il sacrificio, è impossibile pensare a riti molto più complessi come l'October Equus.
Quando parlo di problema di senso intendo dire che la questione non è nella ripetizione meccanica di certi gesti o nella ripetizione di formule che la Tradizione ci ha tramandato: tantissimi sono i riti che vengono rievocati in questo modo. Quello che però manca, e che rende queste rievocazioni quasi delle parodie fiacche e svuotate di significato, è appunto il "contenuto" simbolico e l'aggancio ad un ben determinato sistema di valori ed ad una visione del mondo. E' come disporre di un alfabeto di una lingua antica di cui non si possiede la sintassi: mettiamo insieme delle lettere senza sapere il senso di quello che abbiamo scritto.
La nostra epoca è lontanissima da quel sistema di valori e da quella visione del mondo: anzi forse non siamo mai stati così lontani come in questa epoca. Di mezzo c'è il cristianesimo ma sopratuttto la cultura tecnologica della società contemporanea.
I riti antichi si legano ad un codice simbolico preciso e complesso, ma molti di questi simboli sono stati rovesciati o dimenticati. Si trattava di simboli fortemente connessi al ruolo ed alla posizione che l'uomo detiene nell'ordine naturale. Oggi tutto questo non c'è più anche perchè gli uomini vivono completamente slegati dai cicli e dalle logiche della Natura. L'inconcepibilità del sacrificio dipende anche dal fatto che, tra le altre cose, esso aveva lo scopo di rendere naturale il gesto di mangiare gli animali che è una forma di violenza che fa "sparire il vivente". Il sacrificio diventa un rimedio per giustificare come ciò che scompare serva a far sussistere qualcos'altro (macte: accresciti). Il sacrificio è l'atto con cui la violenza inevitabile per la sopravvivenza viene condotta alla coscienza. Senza questa coscienza, il mangiare è un atto meccanico. Ma oggi mangiare è proprio solamente un atto meccanico completamente svincolato dalla realtà della Natura. E quello che vale per il sacrificio-mangiare può essere esteso a tutti gli aspetti dell'esistenza umana: nell'era tecnologica tutti gli atti sono, e non possono essere altro che, meccanici. Non dimentichiamoci che siamo nel periodo di Khali Yuga.
Per l'homo technologicus i riti antichi sono "incomprensibili" e appaiono grotteschi e risibili. I simboli antichi sono diventati inutili, indecifrabili, superflui nella società tecnologica. Le stesse religioni monoteistiche, dotate di grandi apparati, appaiono come delle scatole vuote.
Cosa possiamo fare?
Quello che si può fare è ricostruire un legame "religioso" con la Natura, le sue manifestazioni, i suoi battiti, i suoi ritmi, ritrovandovi il "divino". Non si tratta di combattere la tecnologia e tornare ad uno stadio "naturale" di perenne nostalgia: siamo uomini e donne del nostro tempo. Si tratta di ricostruire una coscienza consapevole con il supporto di un grande retaggio antico che rappresenta un patrimonio di immensa saggezza. E' evidente che la Religione Romana Antica è morta per sempre, ma non è detto che ciò che è morto meritasse di morire.
Su queste fondamenta è possibile "costruire": saranno magari delle misere capanne sopra rovine magnifiche. Ma è sempre meglio che marcire nelle rovine e subire passivamente un mondo in rovina.
Penso che fare in modo che ogni gesto della nostra quotidianità torni ad essere un rito può essere un piccolo contributo a rimanere sulla "Via", a "svegliarsi" e a rimanere svegli. Il convivio, la famiglia, l'amicizia, i doveri civici, la responsabilità verso gli altri, il rispetto della Natura che ci sostiene, tutto può tornare ad essere sacro. Si tratta di tornare a vedere il "contenuto" del Mondo in tutte le sue sfaccettature: ed è lì che si nasconde il "divino".
Vi è certamente una prima problematicità di tipo pratico: per noi oggi è difficilmente immaginabile praticare materialmente un rito relativamente semplice come il "sacrificio" nella sua forma originaria non solo in termini pratici, ma anche sacrali perchè con molta fatica possiamo concepire il senso profondo di questo rito. Se è difficilissimo il sacrificio, è impossibile pensare a riti molto più complessi come l'October Equus.
Quando parlo di problema di senso intendo dire che la questione non è nella ripetizione meccanica di certi gesti o nella ripetizione di formule che la Tradizione ci ha tramandato: tantissimi sono i riti che vengono rievocati in questo modo. Quello che però manca, e che rende queste rievocazioni quasi delle parodie fiacche e svuotate di significato, è appunto il "contenuto" simbolico e l'aggancio ad un ben determinato sistema di valori ed ad una visione del mondo. E' come disporre di un alfabeto di una lingua antica di cui non si possiede la sintassi: mettiamo insieme delle lettere senza sapere il senso di quello che abbiamo scritto.
La nostra epoca è lontanissima da quel sistema di valori e da quella visione del mondo: anzi forse non siamo mai stati così lontani come in questa epoca. Di mezzo c'è il cristianesimo ma sopratuttto la cultura tecnologica della società contemporanea.
I riti antichi si legano ad un codice simbolico preciso e complesso, ma molti di questi simboli sono stati rovesciati o dimenticati. Si trattava di simboli fortemente connessi al ruolo ed alla posizione che l'uomo detiene nell'ordine naturale. Oggi tutto questo non c'è più anche perchè gli uomini vivono completamente slegati dai cicli e dalle logiche della Natura. L'inconcepibilità del sacrificio dipende anche dal fatto che, tra le altre cose, esso aveva lo scopo di rendere naturale il gesto di mangiare gli animali che è una forma di violenza che fa "sparire il vivente". Il sacrificio diventa un rimedio per giustificare come ciò che scompare serva a far sussistere qualcos'altro (macte: accresciti). Il sacrificio è l'atto con cui la violenza inevitabile per la sopravvivenza viene condotta alla coscienza. Senza questa coscienza, il mangiare è un atto meccanico. Ma oggi mangiare è proprio solamente un atto meccanico completamente svincolato dalla realtà della Natura. E quello che vale per il sacrificio-mangiare può essere esteso a tutti gli aspetti dell'esistenza umana: nell'era tecnologica tutti gli atti sono, e non possono essere altro che, meccanici. Non dimentichiamoci che siamo nel periodo di Khali Yuga.
Per l'homo technologicus i riti antichi sono "incomprensibili" e appaiono grotteschi e risibili. I simboli antichi sono diventati inutili, indecifrabili, superflui nella società tecnologica. Le stesse religioni monoteistiche, dotate di grandi apparati, appaiono come delle scatole vuote.
Cosa possiamo fare?
Quello che si può fare è ricostruire un legame "religioso" con la Natura, le sue manifestazioni, i suoi battiti, i suoi ritmi, ritrovandovi il "divino". Non si tratta di combattere la tecnologia e tornare ad uno stadio "naturale" di perenne nostalgia: siamo uomini e donne del nostro tempo. Si tratta di ricostruire una coscienza consapevole con il supporto di un grande retaggio antico che rappresenta un patrimonio di immensa saggezza. E' evidente che la Religione Romana Antica è morta per sempre, ma non è detto che ciò che è morto meritasse di morire.
Su queste fondamenta è possibile "costruire": saranno magari delle misere capanne sopra rovine magnifiche. Ma è sempre meglio che marcire nelle rovine e subire passivamente un mondo in rovina.
Penso che fare in modo che ogni gesto della nostra quotidianità torni ad essere un rito può essere un piccolo contributo a rimanere sulla "Via", a "svegliarsi" e a rimanere svegli. Il convivio, la famiglia, l'amicizia, i doveri civici, la responsabilità verso gli altri, il rispetto della Natura che ci sostiene, tutto può tornare ad essere sacro. Si tratta di tornare a vedere il "contenuto" del Mondo in tutte le sue sfaccettature: ed è lì che si nasconde il "divino".
2 commenti:
A me non sembra così difficile concepire il senso profondo del rito. Esso si riaggancia ad esperienze ed istinti ancestrali, che spesso non sono soffocati completamente nelle persone di oggi, e anzi tentano disperatamente di tornare a galla.
Il problema è piuttosto di carattere pratico, perché la purezza rituale richiede di seguire una serie di regole non proprio semplici.
Concordo con te sulla presenza di difficoltà pratiche nell'esecuzione di alcuni riti. Certamente poi tu possiedi un buon livello di "comprensione" e di profondità del senso, del linguaggio e della simbologia sacra dei riti.
Purtroppo non è sempre così.
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