E' importante essere consapevoli dell'esistenza di una morfologia e topografia del sacro cioè della
geografia sacra che un tempo connotava il riconoscimento dello spazio da parte degli
Antichi. Si tratta di sviluppare la capacità di riconoscere quei luoghi dove in un modo o nell’altro il Divino si manifesta più
o meno chiaramente. In alcuni siti il Divino irrompe nel mondo degli umani con una teofania, una ierofania, una cratofania anche piuttosto violenta.
Molti di questi luoghi in cui gli Dei e le Dee si manifestavano nel Mondo sono stati devastati, i santuari distrutti: alcune tracce tuttavia sono rimaste e grazie anche alle testimonianze letterarie è possibile accedere a questi "spazi sacri eterogenei (connessi simultaneamente ad un Tempo Sacro) totalmente diversi dallo spazio ordinario, profano, non pertinente al Divino.
Questi luoghi, come
tutti quelli in cui il Divino si manifesta, non sono di per sé sacri: essi sono tali nel momento in cui l’individuo, e non
l’intera generalità degli uomini, sviluppa la capacità personale di percepire
la presenza della Dea o del Dio, sviluppa in sé la percezione del Divino che
irrompe nel Mondo attraverso la Natura.
Il Cultor e la Cultrix sono chiamati
a costruire da soli questa capacità, una qualità la cui perdita progressiva ha
caratterizzato l’avvio della de-sacralizzazione del Mondo da parte del monoteismo e della
modernità.
Lo spazio sacro ha un significato preciso, possiede un “valore”
esistenziale e religioso ben determinato dato dalla presenza del Divino, all’interno di uno
spazio sacro evidenziato dal suo santuario, con cui possiamo venire in contatto.
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