In considerazione del mese di Aprile dedicato a Venere, può essere utile fare qualche riflessione sul verbo "venerari" e la "veneratio".
E' fin troppo evidente il legame etimologico che esiste fra questi due termini e Venere. Come è accaduto per altre parole latine (ad es. devotio, evocatio, felix, sinister, etc.), anche queste hanno assunto una valenza totalmente profana anche a seguito del processo di profanazione continua delle lingue moderne (non casualmente definite come "volgari")
La veneratio, così come l'atto del venerari, è un atteggiamento del Cultor e della Cultrix nei confronti degli Dei e delle Dee connesso alla pietas. A differenza della pietas, la veneratio però non si basa sulla fides e su un rapporto do-ut-des quanto su un sentimento "accattivante" destinato a catturare la benevolenza, l'avvicinamento propizio della forza divina. Non c'è quindi uno scambio alla pari, ma si richiede un atto di "cortesia divina" ovvero la venia divina.
La veneratio implica un atteggiamento sincero e una disponibilità di spirito tale da suscitare un gesto di amore da parte della forza divina. In questo senso la veneratio è ispirata da Venere. Il coinvolgimento di Venere, come potente, affascinante e accattivante forza di amore, sarebbe tale da rendere la veneratio e l'atto del venerari, applicando alcune tecniche teurgiche - a me non note, una formula talmente potente e seducente da creare una forza cui l'energia divina coinvolta non può resistere.
In questo senso la veneratio può diventare, oltre che un'invocazione ispirata dall'Amore da e verso il Divino, una formula magica molto potente tale da generare conseguentemente un venenum ovvero un fascino simile a quello esercitato dalle donne nei confronti degli uomini. Il venenum suscitato dalla veneratio e dal venerari può divenire pertanto simile, in termini teurgici e magici, al fascinum. Mentre però il venenum è una forma religiosa e accattivante di amore il fascinum ha una valenza decisamente negativa in quanto si presenta come una formula magica di maledizione.
Insomma, una distinzione di non secondaria importanza.
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