Quando in un bosco ne percepisci la bellezza e diventi tutt'uno con il bosco, allora, intuitivamente, sei in armonia e in pace con le Dee e con gli Dei. Essi sono parte della nostra vera natura, la nostra Natura Profonda, e quando siamo separati dalla nostra vera natura, viviamo nella paura. Percepire questa normalità vuol dire dare un senso reale al vivere che è insito in tutte le cose.

Intraprendere la Via Romana al Divino significa iniziare un percorso di risveglio: praticando l'attenzione e la consapevolezza continua ci incamminiamo lungo una strada sapendo che ciò che conta è il cammino per sè più che la destinazione.

When you, entering a forest, perceive the beauty of the forest and you feel to be in a complete harmony with it, then, intuitively, you are in peace with the Deities. They are an essential part of our real nature, our Deep Nature, and when we are separated by our real nature we live in the fear. Perceiving such normality means giving a real sense to our lives.

Undertaking the Roman Via to the Deities implies a path to awakening: with the practice of continuing consciousness and awareness we undertake our walking knowing that taking the path is more important than the destination itself
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giovedì 8 agosto 2013

Le "Funzioni" degli Dei e delle Dee

Il mese di Agosto è fortemente permeato dall'energia di Diana cui ho dedicato uno spcifico, anche se sommario post

Come ho avuto modo di fare in altre occasioni, ho descrtitto in questo post le caratteristiche di questa forza e le modalità con le quali è possibile identificarla. Questo lavoro di identificazione e descrizione, almeno nel mio intento, è diretto, nel caso di Diana così come per tutte le altre forze ed energie Divine, ad evidenziare gli Dei e le Dee come "modalità di declinazione di forme complesse di conoscenza" del Mondo, della Natura, dell'Universo e alla fine di noi stessi.

Chi ha avuto modo di leggere con un minimo di attenzione avrà notato che ho sempre evitato l'uso di formule profane quali "Dio di..." oppure "Dea della...". In breve ho cercato di aiutare il lettore ad avvicinarsi ad una visione degli Dei e delle Dee che superasse la prospettiva della "funzione". Non vi è nulla di più profano che avvicinarsi e vivere gli Dei e le Dee in base alle loro "funzioni".

Quando ci relazioniamo agli Dei e alle Dee in base a queste funzioni materializzate in attributi molto vari (vendicatore, giudice, protettrice di questo o di quello), non facciamo altro che riversare su di essi/e i nostri bisogni ed i nostri stati d'animo. In breve trasferiamo su delle immagini "psicologicamente fittizie" di Dei e Dee la nostra stessa agitazione dell'animo. Questa modo di pensare il Divino (tipico molto spesso del monoteismo più profano), rivela solo una proiezione psicologica di un Ego "agitato e confuso" che molto facilmente può degenerare nel fanatismo più becero ed ottuso. 

Quando il nostro spirito è ispirato da una Virtus autentica, quindi calma, serena ed immobile, viviamo il Divino con quel sereno distacco (dalle passioni, dai sentimenti transitori, dalle pulsioni devozionali) che non ci fa più vedere la dimensione spirituale legata a meri fattori culturali o contingenti: possiamo vivere gli Dei e le Dee nella loro semplice "nudità" (numen), liberi da mediazioni perchè non più afferrabili per il pensiero razizonale, indeterminati, difficili da pensare e da descrivere a parole.

In questo senso si comprende il pensiero di Plotino secondo cui il grande senso degli Dei e delle Dee si trova nel "vuoto", nel "nulla" che deve riempire anche il nostro spirito e che regge tutto l'Universo. E lo scopo degli esercizi spirituali e delle pratiche rituali dovrebbe essere proprio questo: riempirci di "vuoto", di leggerezza, di calma immobile.

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