La questione dell'Ateismo presenta dei caratteri peculiari nella Religione Tradizionale. L'ateismo convenzionale di fatto implica una negazione del "trascendente" nella realtà e nella Natura.
L'ateismo nella prospettiva tradizionale si presenta come una questione complessa difficilmente riducibile in concetti elementari. Ad un livello molto superficiale si può dire che l'ateo non è colui che nega l'esitenza degli Dei/Dee, ma colui che è "abbandonato dagli Dei/Dee". La prospettiva è quindi rovesciata con implicazioni molto complesse.
L'uomo abbandonato dagli Dei/Dee (anche per sua scelta) è un uomo abbandonato a sè stesso: quindi "ateo", privato della presenza degli Dei/Dee.
La Religione Tradizionale semmai pone la distinzione fra uomo religioso e uomo non religioso.
Se il mondo e la realtà sono "contenitori", interpretati da leggi formulate dalla scienza, gli Dei/Dee sono il "contenuto meta-fisico" di ogni ambito del reale e della Natura, che alla fine si presenta come forme di manifestazione delle divinità. Non è compito della scienza delineare formule o leggi per interpretare questo contenuto; l'interpretazione di questi nessi e manifestazioni è compito di una dimensione meta-scientifica.
Gli Dei/Dee possono essere ignorati o disprezzati: questo rende l'uomo non religioso. Questo però non implica una negazione della realtà sovrasensibile perchè altrimenti si avrebbe una menomazione e una degradazione della concezione che l'uomo ha di sè stesso, della Natura e della realtà.Questa degradazione si realizza perchè gli aspetti fondamentali dello spirito umano si legano proprio a questa dimensione sovra-umana che rende l'uomo e la realtà non più solamente un mero fenomeno quantitativo, ma qualitativo. Fermarsi solo agli aspetti quantitativi vuol dire "degradazione": le due prospettive (quantitativa e qualitativa) devono essere quindi integrate.
L'uomo oggi vive "amputato" di una dimensione e gli effetti di questa menomazione sono evidenti.Restituire "qualità" all'uomo e alla realtà vuol dire in primo luogo superare il "teismo" ovvero la personificazione ed umanizzazione del Divino, l'idea di Provvidenza, l'idea delle sanzioni , del Paradiso e dell'Inferno, il Divino legato ad una mera idea di Bene e di Male. Superare il Dio-Persona del "teismo" implica, conseguentemente un superamento dell'ateismo: svanisce il concetto di "credere" e di "credente" e parallelamente di "non-credente". Se quindi il termine "credente" perde il suo senso, allo stesso modo perde di senso il concetto di "ateo", nel senso convenzionale del termine.
Certo, molta gente adesso crede che l'unica alternativa sia tra monoteismo e ateismo. Il nostro compito è rendere visibile la terza possibilità.
RispondiEliminaIl teismo, che permea fortemente il monoteismo in particolare quello contemporaneo, è una forma di negazione del "trascendente" con la conseguente volgarizzazione ed immiserimento della sfera religiosa e dell'uomo. La critica del teismo (ateismo riduttivo) produce lo stesso risultato perchè viziato dal medesimo problema. La restituzione della dimensione trascendete, aspetto tipico delle religioni tradizionali politeiste, è quindi un compito primario che ci dobbiamo porre proprio come superamento del teismo e dell'ateismo. La religione tradizionale non può e non deve essere "teista" ovvero commettere lo stesso errore. Deve essere trascendente, altrimenti i nostri riti saranno fiacchi e folclore.
RispondiEliminaRecuperare quindi tracendenza per elevare la sfera religiosa non è la terza possibilità: è forse l'unica Via per restituire dignità qualitativa extra-meccanicistica alla Natura, all'uomo e alla realtà e per scongiurare la catastrofe totale a cui stiamo andando attualmente incontro.
"Solo la mistificazione e l’appiattimento – meglio, forse, sarebbe dire l’artata adulterazione - di determinate parole nelle lingue moderne, ha fatto sì che il senso dell’ateismo andasse del tutto perduto per diventare addirittura il frutto di una ‘scelta’ volontaria e personale, spesso presentata come la logica conseguenza per menti razionali e progredite".
RispondiEliminahttp://bmdidario.altervista.org/index.php?option=com_content&view=article&id=57&Itemid=57
Caro Amico,
RispondiEliminaConcordo con le tue considerazioni osservando a tale proposito come l'immiserimento delle parole e del linguaggio trascini con sè (come conseguenza o come causa o entrambe?) la sterilizzazione ed il sovvertimento dei concetti. Questo accade per l'ateismo così come per altri concetti travolti da una vera e propria "perdita dei sensi"
Caro Libanio Antiocheno,
RispondiEliminaho visto il tuo sito che considero di grande interesse. Mi complimento per la tua opera.
Pax et Fortuna
Grazie. Ricambio: anche questo blog, fra tanto ciarpame, mi sembra davvero degno d'interesse.
RispondiEliminaRicordo che il brano riportato è estratto dall'opera 'Il divino Giamblico'.
Aggiorno il link:
http://bmdidario.altervista.org/excerpta/sullateismo
S A L V S
Naturalmente ho notato la citazione esaminando il tuo sito. Apprezzo molto la tua preparazione e il competente approfondimento di temi molto complessi e di grande interesse per il politeismo tradizionale latino contemporaneo.
RispondiEliminaSu alcuni di questi temi, che conto di affrontare a breve su questo mmio modesto blog, in futuro mi piacerebbe avere un tuo competente parere per uno scambio di opinioni e visioni.
Vale in Pace Deorum